Studio Medico Destefanis

Medicina di Gruppo

 
 

T.O.R.C.H.  in Gravidanza

 
 
Esami particolari in Gravidanza

T.O.R.C.H.

E’ un esame del sangue che permette di diagnosticare, nella madre, la presenza di anticorpi contro alcune infezioni. Il termine TORCH è costituito dalle iniziali delle parole inglesi “Toxoplasmosis”, “Others” (“altri” intende epatite B e C, Aids e ogni altra infezione che può avere effetti sul neonato), “Rubeola” (“rosolia”), “Citomegalovirus”, Herpes”.  Il test diagnostica la presenza di anticorpi, prodotti dal sistema immunitario della madre in caso di contatto con il microrganismo che provoca una determinata malattia. Non diagnostica una malattia del feto, ma una condizione della madre che può essere, in alcuni casi, pericolosa per il bambino. Infatti sulla base del tipo di anticorpi eventualmente presenti si possono dimostrare due diverse situazioni:

  • Immunità già acquisita tramite vaccinazione o pregressa malattia e quindi assenza di pericoli per il feto
  • Malattia infettiva in atto con possibilità di provocare danni al feto

Questo test viene in genere eseguito all'inizio della Gravidanza, mentre alcuni singole voci (per. es. la Toxoplasmosi) vengono ripetute nei mesi successivi a seconda della presenza o meno di immunità già acquisita. Questo perché non tutte le infezioni sono pericolose nello stesso modo per il feto e il danno che possono provocare dipende in gran parte dalla fase gestazionale in cui la madre contrae la malattia.

Analizziamo nel dettaglio gli esami in questione:

TOXOPLASMOSI

E’ un’infezione provocata da un parassita.

Se la donna risulta positiva, e quindi immune, prima dell’inizio della gravidanza, il dosaggio non va effettuato successivamente in quanto non esiste il rischio di contrarre la malattia.

Se invece il risultato è negativo, l’esame va ripetuto tutti i mesi in quanto esiste il rischio di infezione. Il danno potenziale per il feto è più grave se la malattia viene contratta all’inizio della gravidanza e consiste soprattutto in lesioni cerebrali.

 

ROSOLIA

Si tratta della ben nota malattia infettiva esantematica che colpisce in genere in età infantile.

Il Test risulta positivo se la donna è stata vaccinata o si è già ammalata di questa mallatia in precedenza. Si  effettua entro il primo trimestre e, se negativo, non va ripetuto, dal momento che dopo tale data l’infezione non rappresenta più un grave pericolo per il bambino.

Nei paesi occidentali, il 5-20 per cento circa delle donne in età riproduttiva non è immunizzata. L’accertamento è fondamentale nel caso in cui si ammali un familiare convivente, dal momento che il tasso di contagio è pari quasi al 100 per cento.

Il virus della Rosolia passa attraverso la placenta e, tramite questa via, infetta il feto con gravi conseguenze: l'85% delle infezioni contratte nel primo trimestre di gravidanza possono causare aborti, parti prematuri o gravissimi danni al bambino, quali sordità, ritardo mentale, cataratta ed altre affezzioni degli occhi, malformazioni cardaiche. L’infezione può non presentare sintomi alla madre nel 25-30 per cento dei casi, ma questo non impedisce la trasmissione al feto della malattia. Il rischio di contagio è massimo (54-100 per cento) tra le 3a e la 6a settimana di gestazione, scende al 31-44 per cento tra la 13a e la 18a settimana. Dopo tale periodo il rischio è basso e le conseguenze per il bambino sono lievi o addirittura trascurabili.  Alle donne in età fertile suscettibili per contrarre la malattia (soggetti con Rubeo test negativo o che non sono state vaccinate in età infantile) è raccomandata la vaccinazione. E' necessario attendere 30 giorni dall'effettuazione della vaccinazione prima di intraprendere una gravidanza.

 

CITOMEGALOVIRUS

Si tratta di un virus della stessa famiglia degli Herpes. Il 50-80 per cento delle donne ha contatti con esso prima della gravidanza ed è perciò praticamente immune. Inoltre, il rischio che l’infezione venga trasmessa al feto è stato ridimensionato negli ultimi anni. Se però questa evenienza si verifica le possibili conseguenze restano gravi (ritardo mentale, sordità…).

 

EPATITE B e C, AIDS

Conoscere la positività della madre per queste malattie è importante soprattutto per il momento del parto, quando gli scambi di sangue tra madre e bambino possono determinare il passaggio del virus al piccolo. Nel caso dell’Aids, è possibile ridurre di circa due terzi il contagio con una profilassi a base di un farmaco antiretrovirale (nevirapina) da assumere durante il travaglio, per abbassare temporaneamente la carica virale (cioè la quantità di virus) nel sangue della donna e abbassare quindi il rischio del passaggio del virus.

 

HERPES GENITALE

L’opportunità di diagnosticare con un esame del sangue la sieropositività della madre va valutata di volta in volta. Il virus, infatti, può passare al bambino durante il parto, ma solo se la donna ha in atto una manifestazione sintomatica dell’infezione (con le caratteristiche vescicole). Il virus, infatti, può restare latente per anni senza provocare alcuni disturbo. Più che un esame del sangue, quindi, diventa importante una visita medica per controllare che sui genitali della donna non sia presente l’eruzione cutanea e, in tal caso, procedere con un taglio cesareo.

 

I test del complesso TORCH è consigliato in tutte le gravidanze, si effettua con un normale prelievo di sangue dal braccio, della durata di pochi minuti, che non provoca dolore né rischi per la donna o il feto, e non è necessario riamanere a digiuno.

 
© SMD - Ultima mod. 2 Gennaio 2008