1918 "Spagnola"
La
pandemia del 1918 sembra essere iniziata ad Haskell County, nel
Kansas, nel gennaio del 1918, ed interessò in modo serio l’esercito a Fort Riley, in Kansas, nel marzo del 1918,
diffondendosi poi in marzo ed aprile in tutti gli accampamenti
dell’esercito negli Stati Uniti e lungo le strade usate dal
trasporto militare. La prima segnalazione
della malattia fu però fatta in Spagna ai
primi
di febbraio: l’Agenzia di stampa spagnola FABRA aveva trasmesso
il seguente comunicato: “Una strana forma di malattia a carattere
epidemico è comparsa a Madrid … l’epidemia è di carattere benigno
non essendo risultati casi mortali”.
In base a questa segnalazione la malattia assunse in tutto il mondo
il nome di "Spagnola". Secondo alcuni autori la
pademia potrebbe aver avuto origine dalla fiera internazionale del
pollame nello stato americano dell'Utah, secondo altri invece la
causa andrebbe imputata alle massicce ondate di immigrati
provenienti dalla Cina, luogo probabile d'origine del virus. Il
picco influenzale risultò negli Stati Uniti particolarmente elevato
con un eccesso di casi di polmonite e una straordinaria mortalità
nella popolazione giovane. Il virus seguì le truppe americane in
viaggio verso il fronte di guerra in Europa e in pochi mesi si
diffuse anche nel vecchio continente. A fine agosto e agli
inizi di settembre scoppiò a Brest (Francia) e Freetown
(Sierra Leone). Un secondo picco dell'influenza si verificò in
autunno in tutto il mondo, e una terzo e ultimo picco fu registrato
nella primavera del 1919. L’intera epidemia si esaurì nel giro di 18
mesi. In Italia il
primo allarme venne lanciato a Sossano (Vicenza) nel settembre del
1918, quando il capitano medico dirigente del Servizio sanitario del
secondo gruppo reparti d’assalto invitò il sindaco a chiudere le
scuole per una “sospetta epidemia di tifo”. Di lì a poco scattò
l’emergenza. Terminata la guerra la “spagnola” si diffuse su tutto
il territorio nazionale. I reduci tornarono a casa, trasmettendo il
virus nelle case. Non è mai stato possibile quantificare con
esattezza né il numero delle vittime né quello dei contagiati.
Alcune stime parlano di un numero di decessi compreso tra i 300 e i
600.000.
All’inizio la
Spagnola esordiva come una
normale influenza: febbre elevata, dolori muscolari e spossatezza.
Nel volgere di pochi giorni, tuttavia, la febbre subiva un ulteriore
innalzamento, i
tessuti degeneravano, comparivano muco e sangue nei polmoni.
Contrariamente al solito, le classi maggiormente colpite furono i
giovani, uomini e donne in perfette condizioni fisiche. Il
tasso globale di mortalità dovuta all’influenza fu stimato intorno
al 2.5%-5% dellla popolazione, mentre circa il 20% della popolazione
mondiale ebbe contatti con il virus in una certa misura. La malattia
si diffuse in tutto il mondo uccidendo 25 milioni di persone nel
corso di sei mesi. Ma secondo alcune stime il numero dei morti
sarebbe più del doppio di questa cifra, presumibilmente pari a 100
milioni. Alcuni autori hanno affermato che il gran numero di morti
fu soprattutto dovuto alle disastrose condizioni socio-economiche e,
quindi, alle ristrettezze alimentari legate alla prima guerra
mondiale: purtroppo questo è vero solo in parte. Infatti, negli
Stati Uniti, che non ebbero penurie alimentari (così come la
Svizzera), il numero assoluto dei morti fu elevato: 650.000 morti a
fronte dei 500.000 morti in Italia.
Secondo recentissimi studi effettuati dai ricercatori sui corpi
recuperati trai ghiacci dell'Alaska di alcuni
militari americani deceduti per l’influenza, e pubblicati su
prestigiose riviste internazionali (sul numero 437 di
Nature del 6 ottobre 2005 e sul numero 5745 di Science
del 7 ottobre 2005), è stata possibile la ricostruzione del
virus del 1918 attraverso la sintesi di tutte le sue otto
sottounità. Il sequenziamento ha messo pienamente in luce che si
tratta di un virus molto più letale dei “normali” ceppi influenzali
e appartenente al sottotipo H1N1. L’H1N1 è un virus dell’influenza
aviaria che sembra aver fatto un salto diretto dagli uccelli agli
umani nel 1918 e poi essere passato agli umani senza aver prima
acquisito alcuni geni dai virus dell’influenza umana. |
1957 "Asiatica"
La pandemia del 1957 ebbe origine in Cina e si diffuse rapidamente
nel sud est asiatico, prendendo da qui il nome di "Asiatica". Il
virus responsabile fu identificato nel sottotipo H2N2, nuovo per
l’uomo, derivante dal precedente virus umano H1N1 che si era
rimescolato con un virus dell’anatra da cui aveva ricevuto i geni
che codificano l’H2 e l’N2. La pandemia impiegò otto mesi per fare il giro del
mondo e provocò da uno a due milioni di vittime.
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1968 "Hong Kong"
La pandemia del 1968
fù la più lieve del XX secolo ed ebbe inizio anche questa volta in Cina nel
Luglio 1968. Da qui si propagò ad Hong Kong, dove si ammalarono oltre mezzo
milione di persone, e nello stesso anno raggiunse gli Stati Uniti e
il resto del mondo. Il virus responsabile fu identificato nel
sottotipo H3N2, una mutazione del virus H2N2 del 1957. Le stime
sulle perdite umane variano dai 750.000 a i 2 milioni di persone in
tutto il mondo (34.000 persone negli Stati Uniti) nei due anni
(1968-69) di attività.
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